LAMPEDUSA – ESTATE 2004 CON LEGAMBIENTE
CAMPO 29 LUGLIO – 7 AGOSTO

Ciao amici!
Sto per raccontarvi un’avventura fuori dal comune, un viaggio che ha del fantastico, una storia che sa di magia.. Chi non ha vissuto questa esperienza non potrà percepire tutto ciò che le mie parole narreranno, ma io farò del mio meglio come sempre, citando tutto ciò che reputo indispensabile. Voglio raccontarvi proprio dall’inizio, dal momento in cui è nata l’idea di partecipare a un campo di volontariato con legambiente. Un giorno, un mio amico che studia a Milano chiama me e il mio amico Giuseppe (GS per chi lo conoscesse) e ci propone una vacanza alternativa: andare a Lampedusa con Legambiente. Purtroppo poi questo ragazzo si tira indietro perché decide di andare in vacanza con altri amici… ma oramai io e Giuseppe avevamo l’idea in testa e nessuno ci avrebbe ostacolato. Così iniziamo ad organizzarci. La prima cosa simpatica è successa il giorno in cui dovevamo fare il versamento, cioè l’ultimo giorno disponibile… Giuseppe aveva un esame e così mi ero preso l’impegno di andare alle poste… quel giorno mi sono svegliato alle 12:12… lo ricordo benissimo; dopo 30 secondi squilla il telefonino che avevo appena acceso: era Giuseppe che mi dice: “Ma stai dormendo?..!!” E io: “Ops!” Di fretta e furia ci precipitiamo alle poste che per fortuna erano ancora aperte… vabbè comunque andiamo avanti e diciamo che ora il problema era enorme: come arrivare a Lampedusa? Ci accorgiamo che si trova a 200 km dalla Sicilia e a soli 100 km dall’africa!! L’aereo ci risultava troppo costoso e così escludendo la macchina, abbiamo optato per il treno e poi il traghetto… Una faticaccia assurda. Dopo circa un’ora e mezza dentro l’agenzia di viaggi, sopra casa mia a Roma, avevamo i biglietti in mano nostra..: era fatta. Partenza la notte tra il 27 e il 28 luglio alle 01:55 da Paola (provincia di Cosenza). Saltando alcuni particolari (ad esempio perché partire da Paola?) arriviamo alla situazione in cui è davvero iniziato il viaggio stressante: Giuseppe ed io fermi ad aspettare, nella stazione di Paola, il treno, che naturalmente è arrivato in ritardo di appena 50 minuti… Saliti su, abbiamo cercato subito un posto per dormire e con un po’ di fortuna ci siamo riusciti. La mattina siamo arrivati ad Agrigento che subito mi è sembrata una bella cittadina. Dato che il traghetto sarebbe partito a mezzanotte da Porte Empedole, siamo andati a visitare la famosa Valle dei Templi… e qui abbiamo raggiunto il massimo: ci siamo fatti un bel riposino sotto due alberi, con un leggero venticello che ci dava un senso di freschezza bellissimo…(chiedo scusa per la foto ma ho sbagliato ad impostare dei parametri!!). La sera la passiamo al porto e poi verso le 10 e mezza saliamo sulla SIREMAR: il traghetto che dopo otto ore (..di sonno per lo più) ci ha portato a Lampedusa! Qui ci accoglie una ragazza che poi diventerà il nostro kapo! Praticamente la responsabile del campo di volontariato nei giorni dal 29 luglio al 7 agosto. Così iniziano le nostre nuove conoscenze: Carla (il kapo), Mauro (volontario del campo precedente), Elisa e Michela (altre due ragazze del nostro stesso campo con cui avevamo fatto il viaggio senza sapere che eravamo destinati alla stessa meta). “Accompagnati” da una Citroen, che poi diventerà una leggenda e allo stesso tempo una macchina inguidabile per alcuni motivi… si arriva al nostro rifugio: un ex fortino!! Teatro delle nostre avventure per 10 giorni: luogo di risate, dormitorio, mensa a tutte le ore, ritrovo per gli amici della riserva… insomma un posto da visitare... e da pulire! Qui conosciamo alcuni ragazzi del campo precedente: erano tutti presi da uno stato depressivo: tutti disperati perché il momento della partenza si avvicinava.. ed io davvero a quel punto mi sono chiesto pensando tra me e me: “Ma anch’io avrò questa reazione?” Vi garantisco che in quel preciso istante non ero proprio capace di capire il tipo di reazione che quei ragazzi stavano avendo; anch’io ho fatto delle vacanze bellissime in precedenza, ma nessuna mai si era conclusa con tanta tristezza e quindi nemmeno questa avrebbe fatto eccezione, soprattutto conoscendo il mio carattere.. ma procediamo nella narrazione. Durante il giorno io, Giuseppe, Elisa e Michela, poiché eravamo arrivati prima degli altri, siamo andati a fare un tuffo in mare e abbiamo iniziato a conoscere un po’ la zona. Poi nel tardo pomeriggio, con gli altri del campo, abbiamo partecipato alla riunione che serviva per spiegarci un po’ quello che dovevamo fare durante i giorni a seguire. Qui abbiamo conosciuto Giusy, la responsabile di Legambiente, e Paola, una ragazza che studia e si prende cura delle tartarughe marine durante la loro nascita. Alla sera il gruppo si era ormai formato: 15 volontari più il kapo e il suo vice Ornella, che poi assumerà il nome di “boss”! E’ difficile descrivere ogni personaggio di questa avventura, dovrei raccontare le cose così come io le ho scoperte, giorno dopo giorno, e non sapendo già molte cose… vedrò di fare il possibile. Beh, allora la prima sera abbiamo mangiato pizza, e riuniti intorno al tavolo abbiamo cominciato a conoscerci. Personalmente il Grande Fratello a me non è mai piaciuto, almeno a vederlo; però l’idea di passare dei giorni con dei perfetti sconosciuti mi ha sempre attirato. E li a Lampedusa è stata la prima cosa che ho notato, con una differenza di rilievo: mentre per certi spettacoli televisivi ci sono delle selezioni, e quindi i personaggi sono scelti per le loro caratteristiche, li è stato tutto casuale; eppure alla fine c’era chi ti faceva ridere, chi era più serio, chi ti ravvivava la serata, chi era più filosofico, chi dava delle perle di saggezza… e così via dicendo. I più giovani eravamo io, Giuseppe Elisa, Michela, Damiano e Simone, tutti studenti universitari. Poi c’erano i più “vecchietti”, anzi le più “vecchiette”: Paola con la sua radiolina, e le due sorelle: Carla (del Manifesto) e Mara “The Prof”. Nel mezzo troviamo Denise la biondina, Francesca e il suo “biberon”, Giulio l‘avvocato (uno dei 4 del gruppo), Giandomenico, per gli amici Giando, ovvero colui che la prima sera non ha fatto dormire nessuno…, Mario il mattiniero che con la sua bici ha macinato chilometri e Fiorenzo, Fiore per le ragazze. Non posso certo raccontarvi tutto ciò che abbiamo fatto, giorno per giorno… è davvero impossibile; però ad esempio posso descrivervi la nostra giornata tipo con qualche simpatica scenetta. Dunque…, il campo di volontariato di Lampedusa è certamente uno dei pochi, se non l’unico, che opera 24 ore su 24. Da mezzanotte fino alle otto del mattino: 2 persone “dormono” a turno in tenda, sotto un gazebo, all’ingresso della riserva; il loro compito è quello di non far entrare nessuno poiché l’accesso alla riserva, e quindi anche alla spiaggia, è consentito dalle otto del mattino alle otto di sera. Tutta questa rigidezza è dovuta al fatto che in spiaggia, la famosa Spiaggia dei Conigli (vero paradiso terrestre!), ci sono i nidi delle tartarughe marine. Durante la notte, lì, possono esserci solamente i ragazzi della riserva, Giusy, una ragazza che sta preparando la tesi proprio su questi argomenti, e Paola, che l’anno precedente era stata lì per preparare la tesi ed ora era stata “assunta” dall’associazione. Mi è stato raccontato che una notte, Paola si è ritrovata a contatto con i clandestini che stavano sbarcando proprio lì… e non deve essere stata una cosa piacevole. Certamente quello dei clandestini è un problema che va risolto: nel periodo che sono stato a Lampedusa saranno sbarcate 500 persone! Ma andiamo avanti. A me il turno di notte è toccato con Carla e lì ho scoperto che era una giornalista del Manifesto; parlando poi vengono fuori tanti discorsi, ma uno in particolare è stato quello sul ’68. Non ci crederete mai, ma ho sempre sognato di parlare con delle persone che hanno vissuto quel periodo, quei giorni che cambiarono la storia e la vita degli studenti. Una volta a scuola ho scritto un compito sulle okkupazioni studentesche e ho parlato del movimento del ’68 senza conoscere nulla… ma non occorreva perché sapevo cosa significava credere davvero in una cosa. Quel compito poi fece riflettere anche la mia prof. che me lo valutò molto positivo, a tal punto che io stesso quel giorno chiesi: “Perché questo voto?” E lì, misi la prof. ancora più in difficoltà… ma lasciamo perdere. Fino alle quattro del mattino il tempo è volato via, ma nessuno dei due voleva dormire. E così credo anche tutte le altre notti, magari con qualche eccezione. Poi il sonno iniziava a farsi sentire. Spesso capitava che alcune persone, per lo più giovani, volevano scendere in spiaggia magari per un bagno notturno, e noi allora lì a dare le dovute spiegazioni; oppure i più mattinieri volevano scendere in spiaggia alle sette, ma il regolamento è il regolamento…! Strano che io dica queste cose! E infatti, poiché per scendere in spiaggia dal gazebo ci vogliono 15 minuti, io e Carla abbiamo “aperto le porte” della riserva alle 7:45…. Non si dovrebbe fare lo so, ma si sa che i regolamenti a me non piacciono molto, e quindi senza esagerare penso che qualunque “legge” possa essere quantomeno rivista. Il turno di notte è stato senza dubbio quello più riflessivo, almeno per me si intende; perché poi ci sono stati dei bei accoppiamenti dove le risate non saranno mancate: ad esempio penso che sarebbe bello raccontare la notte di Giando e Elisa… oppure quella di Giulio e Simone, dopo tutte le risate che hanno preceduto quella notte; oppure ancora la notte che non c’è mai stata, l’ultima per capirci, tra Elisa e Damiano che probabilmente ancora si incazza se ci pensa.. o ancora la prima con Denise e Fiorenzo… e le altre che nemmeno ricordo. Si, penso che sarebbe bello se ognuno raccontasse almeno in parte qualcosa. Comunque andiamo avanti…
Turno dalle otto del mattino alle due: I due che avevano trascorso la notte, ricevevano il cambio dalle 5 persone che erano destinate a confrontarsi con tutti i turisti pronti per una giornata di mare. Una persona rimaneva su lì al gazebo a controllare l’ingresso della riserva. Molte persone non conoscendo le regole di una riserva naturale portavano di tutto in spiaggia, cioè tutto ciò che ognuno potrebbe portare per divertirsi: pallone, racchettoni, chitarra, stereo, canna da pesca, fucile da pesca… tutti oggetti proibiti! E così il “malcapitato” del gazebo era pronto a sequestrare e catalogare tutti questi oggetti che poi venivano restituiti ai rispettivi proprietari al termine della loro giornata di mare. Molti si fermavano a chiedere informazioni sul luogo e sulla riserva, altri sulle tartarughe e sul loro rilascio .. e noi a rispondere che era il wwf che si occupava del rilascio delle tartarughe; altri ancora si fermavano solo per fare polemiche di ogni genere: da… “E perché non rifate sta strada? Una bella gettata di cemento fino in spiaggia e nessuno si fa più male alle caviglie!” … a… “Però a Berlusconi ce l’avete lasciata la casa!” …e ancora… “Ve ne dovete andare da qui!” … Per fortuna c’era anche gente molto interessata al nostro “lavoro” e ci ringraziava di tutto quello che facevamo, lasciando qualche scritta simpatica sul quadernone che accoglieva le firme dei visitatori del posto. La discesa in spiaggia non era molto agevole effettivamente, e per questo ci volevano circa 15 minuti: ma vi garantisco, e dovete fidarvi, che una volta che vi si mostrava il panorama, rimanevate a bocca aperta e le parole più usate erano: ….“Che paradiso!”. Provare per credere…. Altre 4 persone si gestivano a piacimento la spiaggia: di solito qualcuno rimaneva sotto l’ombrellone, una persona era fissa sotto l’isolotto dei conigli, e qualcuno si faceva una camminata per controllare i cento metri di spiaggia. Una cosa molto importante a cui dovevamo fare molta attenzione erano i nidi: per nessun motivo dovevano essere all’ombra! Erano recintati, ma dato l’enorme afflusso di gente, si tendeva a piantare l’ombrellone sempre più vicino a questa recinzione e così siamo stati costretti ad “allargare” la recinzione delimitando la zona con i nostri retini che usavamo per pulire la spiaggia in serata. Altra cosa importante era tenere le barche fuori dalla delimitazione delle boe: e qui entra in gioco la canoa. (Piccola digressione: quando io e Giuseppe abbiamo scelto la destinazione del viaggio, questa della canoa è stata una caratteristica che ha influenzato non poco la scelta finale). Era il nostro unico mezzo a disposizione… e che mezzo! Dopo le prime remate iniziava ad imbarcare acqua e se c’era giusto un po’ il mare agitato.. era la fine! Una volta mi è capitato ad esempio che per girare a destra dovevi fare tutto il giro a sinistra!! Per fortuna è andata sempre bene, anche quando si andava con gente un po’ meno esperta e comunque ti divertivi sempre… o almeno io mi divertivo sempre; forse perché ci sono abituato a ricevere insulti o cose simili (ricordate che ho fatto l’arbitro?…). Eh già, perché è successo anche questo: le persone che avevano le barche non erano affatto gentili, anzi diciamo che i più erano molto ostili; ci hanno mandato a quel paese… ci hanno dato dei cogl.... ci hanno detto di andare a lavorare e di non rompere le palle a loro.. e tante altre cose carine sempre sullo stesso genere. Io mi divertivo; altri invece se la prendevano un po’. Anche qui, ad esempio, mi è capitato di sentirmi dire: “Tu sei troppo buono!”. Non posso farci nulla, questa è una costante che ormai mi accompagna ovunque vado e mi piace. Certo, spesso essere troppo buoni non va bene, ci vuole la giusta dose, e negli ultimi tempi l’ho capito. La giornata di lavoro continuava poi nel pomeriggio: nel turno dalle 14:00 alle 20:00 si ripetevano esattamente le stesse cose della mattina: cambiavano i personaggi, cioè noi, ma le cose che la gente ti chiedeva rimanevano le stesse. Dopo i primi giorni abbiamo iniziato a sentirci più padroni della spiaggia: sapevi cosa dovevi fare, sapevi quando era il momento giusto di intervenire; potevi farti un tuffo in tranquillità anche se eri di turno; la gente che scendeva in mare pareva più cordiale… insomma iniziavamo ad abituarci a quel tipo di vita… ma ogni volta che arrivava il momento della pulizia della spiaggia entravi in un mondo fantastico: prima invitavi la gente a lasciare la spiaggia; poi, con i retini, tutti insieme con la maglietta di legambiente, “liberavamo” la spiaggia dalle centinaia di cicche di sigarette lasciate dai bagnanti e man mano che questi se ne andavano, risorgeva un luogo incantevole, mentre il sole, che pian piano tramontava dietro la scogliera, regalava ad uno scenario già perfetto, un colore che appartiene solo alle favole! Certamente ora direte che ho esagerato… ma avete presente la frase “non potete capire!”? Beh, qui ci sta benissimo. Nel frattempo uno di noi saliva al gazebo a montare la tenda per quelli che facevano il turno di notte. E dopo la pulizia della spiaggia, quando tutti se ne erano andati, ti veniva voglia di salutare, e dire: “Ciao, ci vediamo domani!”. Lasciavamo quel luogo ai gabbiani, che con il loro suono creavano un’atmosfera surreale! E così quell’immagine mi si è impressa nella mente, e non è solo una foto, è di più; non è un semplice ricordo perché se ci penso, ancora sento le emozioni che ho provato la prima volta che ho visto quello scenario... E correndo a prendere la corriera, ci lasciavamo alle spalle tutto ciò…
Il turno dalle 20:00 a mezzanotte era il più breve, e come per quello della notte, c’erano due persone al gazebo che controllavano l’accesso alla riserva. Verso le nove e mezza, Paola e qualcun’altro, scendevano giù in spiaggia dove trascorrevano tutta la notte ad osservare i nidi delle tartarughe. Non so bene quale era il loro compito lì durante la notte, ma so che doveva essere stancante; ci pensate… trascorrere la notte svegli va bene, ma farlo per mesi…. No, non deve essere facile. Ci vuole passione per fare una cosa del genere, e penso che Paola ne abbia parecchio! Non appena scendeva il buio iniziavano a vedersi le stelle …ed era uno spettacolo; poi a me sapete che piace alzare gli occhi al cielo ed osservare le costellazioni, e inoltre manco a farlo a posta, si avvicinava il giorno di San Lorenzo rinominato da me, qualche anno fa, Stars Day. Così ho passato più di qualche serata a vedere le stelle in buona compagnia; ed è stato bello. Una cosa simpaticissima da raccontare è certamente la sera che Simone ha “avvistato” una tartaruga giusto di fronte il nostro rifugio. Praticamente, mentre si trovava lungo la scogliera, nota qualcosa nell’acqua che si muove con uno strano andamento… effettivamente pareva una tartaruga… così ha avvisato gli altri che di corsa si sono precipitati lungo la scogliera. C’era la luna, e quindi si vedeva abbastanza bene, ma era comunque difficile accorgersi che quella strana figura che “nuotava” nell’acqua poteva essere una tartaruga. Dopo un po’ di tempo, questa immagine non ben definita si … sdoppia! E qualcuno a dire: “Sono 2 tartarughe!”. Lì iniziano i primi dubbi… e poi quando Mauro scende in riva al mare per vedere meglio, si scopre che eravamo stati ad osservare due buste di plastica per alcune ore!!! No comment. In realtà non tutti si erano fermati lì, ad esempio dopo alcuni minuti io e Damiano siamo andati da Mitica… ah già! …ancora non vi parlo di Mitica… Quello stesso giorno un signore aveva trovato un cane abbandonato e, non sapendo cosa fare, aveva chiesto aiuto a noi di Legambiente. Noi volontari eravamo tutti d’accordo a non lasciare lì quel povero cane, invece i nostri responsabili avevano molti dubbi, in quanto per loro che avevano delle responsabilità non ci dovevamo prendere cura del cane. Qui sono nate molte discussioni ma non voglio divulgarmi anche su questo, vi basti sapere che il cane, che poi ha assunto il nome di Mitica, è stato con noi al rifugio per quella notte e il giorno dopo è stato portato al canile di Lampedusa. Questo non è stato l’unico caso di dibattito durante i dieci giorni di campo; ad esempio mi piace approfondire il discorso sulle responsabilità di Legambiente e del WWF. Parlo prima escludendo le mie attuali conoscenze. Dunque, due associazioni che si occupano di proteggere l’ambiente e gli animali è giusto che abbiano dei ruoli diversi in modo da salvaguardare il più possibile ciò che lì circonda; e nel momento del bisogno uno deve aiutare l’altro senza farsi problemi di qualunque genere, rispettando le decisioni prese da una parte e dall’altra. Questo non succede. E già, perché entrando nell’ambiente, ti accorgi fin da subito che non esiste nessun tipo di collaborazione, anzi dico di più, ci sono delle vere e proprie ostilità. Ormai sono abbastanza grande per capire certe cose: è così punto e basta. Uno si appella a delle sottigliezze per scaricare la colpa sugli altri, è brutto a dirsi lo so, ma ne sono stato partecipe, e vi dico anche che basterebbe davvero poco per cambiare la situazione: un po’ di collaborazione faciliterebbe il compito ad entrambe le associazioni…ma spesso si creano delle divergenze, magari anche dal punto di vista personale, e per ricucire degli strappi poi ce ne vuole parecchio. Comunque lasciamo stare. Questa era la nostra giornata tipo a Lampedusa, non dimenticando il fatto che due persone, sempre a turno, rimanevano a casa per la famosa corvee: pulizia del fortino e preparazione della colazione, del pranzo e della cena… in sostanza due palle! Almeno dal mio punto di vista. Anche se devo dire che io e Damiano ci siamo divertiti abbastanza e abbiamo cucinato solo a pranzo poichè la sera della nostra corvee, Luigi, un pescatore del posto, amico dei ragazzi della riserva, ha portato i calamari che aveva pescato… E’ stata un’ottima cena e al termine di questa, Stefano, altro personaggio della riserva, si è esibito con la sua chitarra animando la serata insieme a Giuseppe, che si è improvvisato cantante e ha riscosso anche parecchio “successo” sulle note di De André, De Gregori e altre canzoni. Uhm.. vediamo cosa altro raccontare, beh devo fare una selezione ed è difficile… Subito vi dico che in spiaggia per alcuni giorni consecutivi abbiamo visto Carmen Consoli: io personalmente già l’apprezzavo come cantante e ora il mio apprezzamento si è rafforzato perché oltre ad essere una bella ragazza, l’ho vista scendere e soprattutto salire con una certa agilità per la strada che ti porta alla spiaggia, e sono convinto che non tutte le persone “famose”, per prendere un po’ di sole, sopportano tale fatica… può darsi che mi sbaglio, ma in fondo è un mio pensiero. Mi piace raccontarvi anche l’alba che ho visto alle 6:13… Quella notte non ho dormito, ma mi sono fermato ad osservare le stelle con Elisa e verso le 5:30, dopo aver svegliato Damiano, sono andato a correre con lui in direzione del faro che si trova a Ponte Gregale. Mario, il giorno prima, ci aveva detto che la distanza dal nostro fortino al faro doveva essere tra i due e i tre chilometri massimo… beh con precisione non so esattamente quanto era, ma io e Damiano abbiamo corso costantemente per 30 minuti e vi garantisco che in quel tempo abbiamo percorso, non esagerando, almeno 5 chilometri!! Per fortuna siamo arrivati e il sole ancora non spuntava; era come se l’alba avesse aspettato noi per sorgere: abbiamo visto una semicirconferenza che pian piano usciva dal mare, cresceva secondo dopo secondo; poi il sole ha iniziato ad assumere la forma di un pallone e un’autostrada di luce, che veniva dritto fino a noi, divideva il mare in due parti; saliva sempre di più, fin quando non ci è stato più possibile osservarlo con gli occhi… e allora abbiamo ripreso la corsa verso casa… facendo una sosta al bar su via Roma, al centro di Lampedusa, per comprare la colazione (cannoli e altri dolci vari) a tutti i nostri amici che si stavano svegliando al rifugio. E’ stato certamente un buon inizio di giornata, molto salutare! Ora dovrei raccontarvi anche il tramonto… ma posso farlo solo in parte: con Ornella, il nostro boss, un tardo pomeriggio sono andato all’altra estremità dell’isola, da dove abbiamo potuto osservare il sole che scendeva sempre di più, e si avvicinava al mare; abbiamo fatto alcune foto molto carine e lì in particolare ho potuto osservare lo scoglio del Sacramento e quello della Vela: due enormi massi che spuntano dal mare e che contribuiscono ad abbellire una scogliera magnifica. Ci siamo soffermati per qualche minuto a goderci il panorama, ma non potevamo andare oltre perché io ero di turno e ci aspettavano per la pulzia della spiaggia. Così ci siamo incamminati verso la strada e alla vista della corriera abbiamo iniziato a correre… L’autista è stato un grande, perché non appena ci ha visto si è fermato ad aspettarci e inoltre poi non ci ha fatto nemmeno pagare il biglietto! E’ stato un peccato non aver visto il tramonto quella sera, ma comunque è stato un privilegio osservare quel luogo incantevole che poche persone conoscono. Raccontare ancora diventerebbe pesante, preferisco fermarmi qui, o al massimo potrei citare i “Bravissimo” di Simone, oppure i “vafanculo!” di Damiano, o ancora i “fi!” di Elisa e Michela…, potrei dirvi delle guide di Ornella e del suo “cartellino”, del “biberon” di Francesca, del russare di Giando…, potrei raccontare le esclamazioni della Mara, “Che meraviglia!”, e perché è stata sopprannominata The Prof., oppure tutte le scene di Paola che ascolta la sua radiolina, o ancora i discorsi di Giulio e di Mario,… potrei iniziare a parlarvi di Valentina,Teresa e Gianni, gente del nuovo campo, o anche della tristezza dell’ultimo giorno… tantissime altre cose da dire, ma poche persone capirebbero e poi comunque non bisogna sempre raccontare tutto; l’importante è che chi ha vissuto questa esperienza possa ricordare quei giorni magnifici che abbiamo trascorso insieme, e invece chi ha letto questa mia vacanza senza prenderne parte, spero abbia recepito la bellezza di un posto e di una compagnia unica. CIAO