LAMPEDUSA - ESTATE 2004 CON LEGAMBIENTE
CAMPO 3/12 SETTEMBRE
L’8
agosto, sulla SIREMAR, durante il nostro viaggio di ritorno, tra un sonnellino
e l’altro, un solo pensiero vagava nella testa mia e di Giuseppe: “…vogliamo
tornare?!?…”. E così eccomi qui a scrivere una vacanza che ho già raccontato…
Prima di ripartire per Lampedusa, ancora una volta con Legambiente, avevo paura
che non mi sarei divertito come la prima volta…, e penso che era giustificato
questo mio timore: tornare nello stesso posto dopo 25 giorni e non ritrovare
gli amici con cui era nato un bel rapporto era una difficile prova… ma se mi
ritrovo di nuovo qui è perché questo secondo campo mi ha regalato sensazioni
ancor più forti, amicizie ancor più vere, scenari ancor più interessanti…
naturalmente senza nulla togliere alle esperienze del primo campo. E se
qualcuno casomai mi chiedesse: ma quale è stato il più bello? Beh, rispondere
non è facile e comunque non mi interessa scoprirlo. Ciao Ragazzi! Si ricomincia
a scrivere… è proprio buffo, sapete? Se la prima volta, alcuni miei amici, mi
sfottevano non appena dicevo che andavo a fare la guardia alle tartarughe, ora
che sapevano che sarei tornato per la loro nascita mi davano del pazzo!! Questa
volta però, senza offesa per le ferrovie dello stato, abbiamo preferito
viaggiare con l’aereo… Partenza da Roma, cambio a Trapani e arrivo a Lampedusa;
con i voli a basso costo abbiamo speso la modica cifra di 160 euro, andata e
ritorno, che praticamente equivale al treno e al traghetto. Naturalmente la
coincidenza a Trapani non era delle migliori: abbiamo aspettato alcune ore
durante le quali ci è scappato l’ormai immancabile sonnellino e qualche partita a carte.
Poi l’arrivo a Lampedusa alle dieci di sera, e ci tengo a precisarlo perché
alle 10 di mattina il nostro kapo ci aveva chiamato dicendo: “Ma dove siete?…”
e noi: “In autostrada… perché?…”. Lasciamo stare va, anche perché poi dovrei
raccontarvi anche il tragitto da Campobasso a Roma… vi basti sapere che abbiamo
preso l’aereo per 4-5 minuti, e per circa 1 minuto abbiamo temuto seriamente di
averlo perso… Dicevo, arriviamo a Lampedusa e Carla ci aspetta all’aereoporto.
La felicità era enorme: è stato davvero un piacere rivedere il nostro kapo; e si
sentiva nell’aria che eravamo tornati nel paradiso! …solo allora penso che io e
Giuseppe eravamo pienamente consapevoli del nostro ritorno che si era
concretizzato. Ma bando alle ciance.. subito un’altra visione di quel luogo: la Citroen!! Anche lei c’era;
certo però che la situazione era peggiorata: ora uno sportello di dietro non si
apriva… pareva che aveva attraversato il deserto… il vetro forse era meglio
toglierlo… ma comunque era viva: la
Citroen! Poi arriviamo al rifugio. Io e Giuseppe eravamo gli
ultimi di un gruppo che questa volta era formato solamente da 8 persone,
naturalmente più kapo e vice. Prima delle presentazioni, una domanda: “Chi è
Massimiliano? …?!”. Di solito presentandosi si dice il nome, invece già
sapevano di noi. La domanda, comunque, non era casuale da parte di Lisa: doveva
fare la notte insieme ad un “certo” Massimiliano e voleva sapere chi fosse… Io
e Giuseppe avevamo quasi la certezza che subito, appena arrivati, Carla ci
avrebbe messo il turno di notte; infatti alla fine così è stato, perché di
comune accordo avevamo deciso di unire il turno della sera e della notte e di
farlo in tre, in modo tale da poter scendere giù in spiaggia ad osservare la
nascita delle tartarughe insieme ai ragazzi della riserva. Così, praticamente,
al rifugio si è trattato di una toccata e fuga: subito operativi!! E’ stata una
sorpresa trovare lì, nella nostra casa, anche Giando! Ma sì, Giandomenico, il
ragazzo dell’altro campo, che era tornato per altri 10 giorni e purtroppo già
era al nono… quindi anche con lui ci siamo solo salutati per pochi istanti. Di
corsa, prepariamo il necessario per affrontare la notte: sacco a pelo, torcia,
maglietta più pesante, antizanzare, un po’ d’acqua e tanta voglia di
ricominciare! Io, Giuseppe, Lisa. Questa volta non racconterò la giornata tipo,
ma… boh, mi inventerò qualcosa. Ogni volta che rivedevo qualche cosa di
familiare mi riempivo di gioia: avevo subito capito che tornare non era stato
un errore. Già dalla prima notte ci siamo accorti che sarebbero stati 10 giorni
intensi: in otto persone dovevamo coprire l’intero giorno, cosa che al primo
campo facevamo in 15. Oltre a questo il turno di notte durava la bellezza di 12
ore…e durante la giornata poi l’attenzione per i nidi doveva essere maggiore.
Io e Giuseppe finalmente ci siamo trovati a trascorrere dei turni insieme, e la
nostra voglia di aiutare gli altri e il nostro impegno nelle cose, è emerso
maggiormente durante questo secondo campo. Anche se non l’ho detto
esplicitamente, il nostro kapo, anche per questo campo, era ancora una volta
Carla, il nostro “cioccolatino”!
Già, “cioccolatino” è solo uno dei tanti soprannomi che sono usciti da questi
10 giorni… tante di quelle risate che ci siamo fatti… beh, dai non posso non
citare… (mi permetti? Vero Patrizia?) la
“contessa Topolona”… che situazione! Oppure Giuseppe che ormai a Lampedusa
è noto come “l’ingegner”! C’è da
ricordare “Zoidberg Lisa”, e anche
il nostro vice Italo, ovvero “Attila” e se proprio vogliamo raggiungere il top
delle risate.. (mi permetti anche tu, vero Alessandro?).. “scoglionato”!! Però
qui una spiegazione ci vuole altrimenti chissà cosa potrebbe pensare la gente…
una notte che Alessandro stava giù in spiaggia, mentre correva per… non mi
ricordo cosa al momento…, è andato dritto dritto contro uno scoglio che emerge
dalla sabbia e ha riportato alcune ferite sul braccio, ma da lì il soprannome!
C’è anche da dire che io non ho assistito alla scena, ma mi hanno assicurato
che Alessandro è rimasto per terra per alcuni secondi, con la mano alzata che
stringeva la sigaretta che si era salvata dal botto!! Da ridere. Alessandro,
comunque, è stato chiamato anche “Calogeno” o ancora “Calorio”… Ma torniamo
alla prima nottata. Avevamo deciso che Lisa era la prima a scendere ad
osservare i nidi, ma non essendoci mai stata non conosceva la strada da fare.
Così l’ho accompagnata fino in spiaggia. Durante il tragitto, che naturalmente
vi ricordo è di circa 15 minuti, ho iniziato a descriverle un po’ l’ambiente,
le immagini più belle che avrebbe visto, le emozioni del primo campo. Lei mi ha
raccontato che era di Venezia e cosa faceva nella vita, e sentirla parlare con
l’accento veneziano era bellissimo. Poi aveva un modo tutto suo di parlare e
durante il campo ci ha fatto fare tante di quelle risate raccontando
soprattutto le “avventure” di Giuseppe…, ma andiamo con ordine. Le mie prime
impressioni comunque dicevano che era una ragazza simpaticissima: subito due
risate quando mi dice che deve andare al bagno… “terra ovunque, fai un po’
tu!”. Una volta arrivati alla “terrazza”, le mostro la strada, ma comunque la
voglia di tornare subito in spiaggia mi coinvolge e così scendo anch’io giù… la
spiaggia dei conigli di notte! Che splendore ragazzi! Saluto le persone della
riserva che facevano la notte lì in spiaggia e poi subito ritorno sopra al
gazebo perché avevo lasciato Giuseppe da solo. Devo dire che questa volta, al
gazebo, si dormiva: un paio di ore a testa ce le siamo fatti un po’ tutti, ma
era fondamentale per sopravvivere!! Chi scendeva ad osservare i nidi di notte,
aveva quasi la certezza di veder nascere le tartarughe, anche se dopo i primi
giorni io e Lisa ancora non vedevamo niente e per qualche giorno siamo stati un
po’ gli sfigati del gruppo. Raccontare cosa è successo in ordine cronologico mi
risulta davvero difficile, anche perché non è che devo raccontare giorno per
giorno..., dovrei raccontare giorno e notte per giorno e notte!!! Impossibile.
Un dovere che mi sento dentro, è di raccontare ai miei compagni del primo campo
cosa può significare veder nascere una
tartarughina… Vediamo… A me è capitato di giorno verso le nove e mezza del
mattino, ma qui devo ringraziare ancora una volta il kapo, che mi ha chiamato e
mi ha detto di andare in spiaggia immediatamente. Io ero al fortino, ma mi sono
precipitato alla spiaggia dei conigli. Dopo circa un’oretta di attesa, le 2 tartarughe che si intravedevano
tra la sabbia, hanno deciso di “svegliarsi”. Io ho visto la prima tartarughina
che incominciava a muovere leggermente la testa e le zampette. Poi ho avvisato
gli altri ragazzi, e in particolare Paola. Per circa un minuto abbiamo lasciato
girare la tartarughina nel recinto; poi Stefano l’ha presa e insieme a Paola ha
cominciato la procedura standard: prima si pesa, poi si misura e infine si marca.
Una volta fatto ciò, Stefano ha riposto la tartaruga giusto davanti il nido.
Questa ha iniziato a “passeggiare”
verso il mare, mentre una folla di gente si accalcava per vedere l’evento.
Alcuni di noi erano impegnati nel tenere a bada le persone, mentre altri due,
io e Marco in quella occasione, erano pronti a portare la “creatura” appena
nata fuori dalla portata di gente “pericolosa”. Con la canoa, abbiamo
accompagnato la tarta al largo, evitandole di fare lo slalom tra le gambe delle
persone incuriosite. Una volta giunti in zona sicura, abbiamo preso la tarta
dalla bacinella e l’abbiamo lasciata
andare verso il suo destino, che si spera sia lungo! In altra circostanza,
ovvero in assenza di persone, le tartarughe prendevano da sole il largo come è
successo una notte che ero presente… E’ stato bellissimo: in spiaggia c’ero io
e poi mi ha raggiunto anche Giuseppe che ancora non vedeva l’apertura di un
nido. Naturalmente c’erano anche i ragazzi della riserva: Stefano,Enzo e Salvo
se non ricordo male, oltre a Paola e Giusy. Enzo ha cominciato a “scavare” e ci
mostrava le uova: era importante non mettere le uova al rovescio, altrimenti
una tartaruga rischiava di morire non trovando una via di uscita. Quella notte
comunque sono nate tre tartarughe. Dopo i rituali di marcatura, con qualche
risata…, Stefano, io e Giuseppe siamo tornati al nido con le tre tarta…
Le abbiamo poste sulla sabbia e siamo rimasti ad osservarle finquando non
prendevano il largo. Il chiarore della luna ci permetteva di assistere ad una
scena che solo poche persone hanno la fortuna di vivere, e quindi mi ritengo molto fortunato.
Poi quella sera una tarta di quelle, una volta arrivata in acqua, non riusciva a
superare l'onda che sopraggiungeva
e così ogni volta tornava a riva! Era divertentissimo… e dopo
un paio di volte, è riuscita a "battere" la forza dell'onda e ha preso il largo.
Chissà che un giorno quelle tartarughe non torneranno a calpestare
quella sabbia bianchissima per deporre delle uova… tutto ciò non prima di 25
anni!! Infatti è quella l’età adulta di una tartaruga marina, ma solo le
femmine di solito tornano sulla spiaggia, e solo in occasione di una
deposizione. Quest’ anno lì a Lampedusa c’erano tre nidi, e uno, cioè il terzo, è stato scoperto
solo in un momento successivo; dal nido numero uno sono nate ed hanno raggiunto
il mare, la bellezza di 150 piccole tartarughine: un record incredibile per la
spiaggia ma non solo, infatti lì ci dicevano che mai nessun nido era andato
oltre le 148 tartarughe. Dopo questo “approfondimento culturale” torniamo a
parlare dei personaggi del campo e dei momenti trascorsi insieme. Il gruppo era
composto da Marco,Alessandro e Giuseppina (siciliani), Lisa e Patrizia (venivano da
Venezia), Alessia e Carla (Roma), Italo (Tivoli), oltre a me e Giuseppe di Cb.
In quel campo poi avevamo “ospitato”, dal campo precedente, Teresa e Gianni,
quest' ultimo soprannominato “papà orso”. Proprio con Gianni, un giorno,
Giuseppe ha tolto un inizio di nido di vespe da dentro il nostro fortino:
praticamente le vespe avevano trovato “alloggio” all’interno di un lampadario,
ma prontamente Giuseppe, abbastanza esperto in queste cose, ha eliminato la
“regina”, salvando la nostra incolumità. Come non ricordare poi una serata
passata “all’ombra del bancomat”…io, Alessandro, Alessia e Patrizia una sera
siamo usciti per il centro di Lampedusa…, cioè a via Roma. Dopo aver preso
qualcosa da bere ad un bar, ci sediamo su uno scalino sotto al bancomat, che
tra l’altro era fuori servizio, mentre ascoltiamo un tizio che canta su un
piccolo palco. Dopo un po’, quando probabilmente qualche goccio di birra
iniziava a circolare nel corpo,
Alessia e Patrizia iniziano a ballare, e così è trascorsa la serata
“all’ombra del bancomat”! Un giorno poi ho commesso l’errore, se così lo
vogliamo chiamare, di accompagnare Alessia a fare shopping! Che poi non abbiamo
comprato niente, a parte due o tre cartoline e un paio di rullini, è superficiale
dirlo!! È incredibile: due ore e mezza, al centro di Lampedusa, una sola via,
in giro per i negozi… posso immaginare Alessia, che ne so, su via del Corso a
Roma! Comunque, a parte tutto, non è stato tempo perso: infatti anche Alessia è
una ragazza simpaticissima con la quale ci siamo fatti tantissime risate,
soprattutto quando abbiamo trascorso la
notte in tenda dove c’era anche Giuseppe. Alessia è una appassionata di
fotografia e ha fatto alcune foto bellissime (nella sezione download ne trovate
molte), ma quelle che fanno ridere, sono uscite dalla mia macchina fotografica
digitale che purtroppo non è delle più buone; penso che la più comica è quella
della “colazione”: Giuseppe è in
procinto di mangiare il classico cannolo siciliano, mentre Alessia si gusta il
suo buon panino con la salsiccia (proveniente dal paese di Giuseppe) alle sette
del mattino! Poi ci sono quelle meravigliose dentro il secchio dell’immondizia:
Alessia così pare ancora più
bassa, mentre io e Giuseppe pare
che facciamo pubblicità alle ditte di pulizia! Una sera, alcuni di noi sono
usciti, mentre altri sono rimasti a casa a riposare. Si parlava
tranquillamente, e in particolare vedevamo il video che Giuseppina aveva
realizzato, con la sua telecamera digitale, una notte che era stata in
spiaggia. Poi, non ricordo bene come è nata la cosa, ma ci è venuto in mente di
fare degli scherzi… Lisa prende una specie di pomata che in teoria doveva far
piangere odorandola… ma quando Marco, che stava dormendo, si è svegliato, aveva
una faccia talmente sorridente che è passato al “contrattacco” con la schiuma
da barba, prendendo di sorpresa la stessa Lisa. Nel frattempo Giuseppina si era
intestardita con la cera adesiva per togliere i peli e girava minacciosa
all’interno del fortino. Poi avevamo fatto una “tregua”, ma in realtà si
pensava ad altri scherzi per quelli che erano usciti; così abbiamo preso come
obiettivo Patrizia: “qualcuno”, tra le ragazze, proponeva un uovo tra i
capelli!! Altri semplicemente un po’ di marmellata…. Ma l’idea, che passa tra
il “genio” di Marco e il mio, arriva quando pensiamo al formaggio grattugiato e
alla ricotta salata, sempre grattugiata, deposta dentro il sacco letto bianco
di Patrizia!! Ci è stato raccontato poi che Patrizia aveva pensato che Lisa
aveva vomitato!!! Oppure Alessia, che non sapeva nulla, aveva pensato ad una
puzza assurda di piedi!! Ci siamo crepati di risate. Patrizia, naturalmente, è
stata allo scherzo e il giorno dopo si è messa a lavare il sacco letto. Ridendo
e scherzando però, un altro giorno, ho un po’ danneggiato la caviglia già
malridotta di Carla (un giorno mi perdonerai ??). Così c’è stata una mattina
che Giuseppe ha guidato la mitica Citroen, perché Carla non ce la faceva: non
tutto viene per nuocere si direbbe. Pian piano che i giorni passavano si
entrava sempre più in sintonia: io e Giuseppe eravamo diventati “Starschy e
Hucth”; Marco senza bere un goccio di birra per 10 giorni ruttava più di
qualunque altra persona che abbia mai conosciuto; Italo era un vice perfetto e
finalmente la Citroen
non soffriva; Alessandro senza mezzi termini aveva dichiarato che la “mia”
pasta, burro e parmigiano, faceva schifo! Mentre altri dolcemente avevano
chiesto solo un po’ di olio… Di nuovo corvee! Che palle! Meno male che poi mi
ha aiutato Carla… “fai questo….”; “…hai finito?” … “…ancora no!”; “fai
questo…”; “…muoviti dai”!!! “CALMAAAAAA!” Un giorno intero in cucina sotto la
supervisione di Carla,… ma dovevo farmi perdonare, e così sono diventato il suo
“prode”. Quello stesso pomeriggio, mentre Carla non c’era, però mi aveva
lasciato l’incarico di mettere le patate a bollire verso le quattro, cosa che
io non ho fatto invece, perché è assurdo iniziare a cucinare per la sera a
quell’ora, dicevo in quel mentre, Marco e io pulivamo il barattolo di nutella
che era quasi finito; poi io, rivolgendomi a Marco, dico che con il dito non ci
arriva più e lui che fa?? Inserisce completamente la mano nel barattolo di
nutella!! Che schifo! Però ci
siamo divertiti, così come il giorno che aspettavamo la nascita di alcune
tartarughe che proprio non volevano uscire; allora abbiamo ideato un meccanismo
ideale:… no, non posso dirlo: mi autocensuro...; vabbè, ve lo dico, anzi, ve lo
mostro, ma sappiate che comunque è stata solo finzione: FOTO. Ho riletto il tutto, e adesso
penso a 2 semplici cose; la prima: non riuscirò mai a farvi capire il bello di
Lisa che “racconta” Giuseppe con delle semplici parole scritte, e quindi non ci
provo nemmeno; la seconda: devo iniziare a pensare ad un buon finale per questo
racconto! Non posso che citare “l’ultima notte” al gazebo e poi “l’ultima sera”
a casa di Stefano. Così come era iniziata, così doveva finire. E in verità è
stato davvero così! Proprio come la prima sera, dovevano fare la notte solo due
persone, perché non c’era più motivo di scendere in spiaggia, ma proprio come
la prima sera, siamo diventati in tre perché così era perfetto: Lisa, Giuseppe,
io. Avevamo i cannoli per la colazione, altri dolci vari per la notte, e la
cena pronta da mangiare, oltre alla birra. Abbiamo deciso di non dormire in
tenda, ma fuori della tenda. Abbiamo gonfiato i materassini, uno era della
walt-disney. Abbiamo trovato una ciambella, “baby float”… abbiamo gonfiato
anche quella…; una notte intera a cercare di dormire in tre su due materassini
“uniti”. Il mio stomaco faceva “glu-glu-glu” per la birra bevuta poco prima e
Lisa rideva. Si osservava il cielo con le sue costellazioni. Si rideva e si
ripensava alla bellezza della vacanza. Senza che ce ne accorgessimo, l’alba
sopraggiunse. Una foto con “baby
float” per Lisa e Giuseppe; un’altra ancor più particolare per tutti e tre. Il nuovo quadernone dei
visitatori si trovava sul tavolino; all’interno le nostre parole per i futuri
volontari. L’ultimo giorno era appena iniziato: l’abbiamo vissuto come se fosse
il primo. Una cosa mi piace ricordarla: il tramonto visto sul mare da dentro la
canoa!! È durato solo pochi secondi, ma vedere il sole celarsi dietro l’acqua,
ed essere “cullati” dalle onde del mare è un altro di quei momenti che auguro a
tutti. Poi l’ultima sera a casa di Stefano, precisamente sulla terrazza: cena a
base di pesce. E pensando ad un finale mi sono ricordato le parole del kapo il
primo giorno del primo campo quando abbiamo festeggiato subito, la prima sera:
“Ma avete 10 giorni adesso dovete fare la foto di gruppo??” In quel campo non
si è più ripresentata una situazione dove c’erano tutti e quindi abbiamo fatto
benissimo a fare subito una foto di gruppo; qui invece quella situazione si è
presentata l’ultima sera (in realtà mancava Giuseppina che era andata già via).
Carla e Giuseppe hanno trascorso la sera in tenda fino ad una certa ora e poi
ci hanno raggiunto da Stefano. Una serata magnifica, con del buon vino e una
grigliata di pesce eccezionale fatta da Peppino e Stefano. Risate su risate: “Calogeno” che dorme… la “contessa” avvolta nell’amaca…; il
“Picchiù pacchiù” che per molti rimarrà un mistero, per altri invece una fonte
di risate inesauribile! Baldoria fino all’una di notte con la chitarra, poi i
saluti, come sempre. Una passeggiata notturna per riflettere sulla vacanza che era
giunta al termine: io e Carla accompagniamo Paola a casa e ci fermiamo da lei a
dormire; il nostro fortino era in gran parte occupato da altre persone che ci
“sostituivano”… La sveglia drammatica alle 7 del mattino; una foto sotto le docce, del fortino
all'aperto; l’ultima colazione al bar; si parte. Io, Giuseppe e Carla abbiamo
lo stesso volo fino a Trapani: ci accompagnano all’aereoporto di Lampedusa un
po’ tutti. Ancora scene per ridere: io mi dimentico il coltellino nello zaino e
così lo lascio a Italo, poi Carla si era dimenticata di togliere dal suo
zainetto il “picchetto” per montare la tenda… il metal detector inizia a
suonare; lasciamo l’incarico ancora una volta ad Italo. Saliamo sull’aereo e
l’unico posto vuoto è quello accanto a Carla, ma il nostro “cioccolatino” non
può rimanere da solo. Così Giuseppe le fa compagnia; poi Carla si siede accanto
a me; poi torna a sedersi da Giuseppe: risate anche sull’aereo. A Trapani ci
salutiamo, non prima di ulteriori risate, ma sentivamo che ci saremmo rivisti
presto a Roma, non avevamo dubbi. Io e Giuseppe ci siamo ritrovati, ancora una
volta, immersi nelle nostre eccezionali coincidenze: un sonnellino dentro
l’aereoporto di Trapani, una partita a carte, un gelato come pasto, due risate
ad osservare la gente intorno a noi… Non riesco a quantificare il sonno che ho
accumulato in questi dieci giorni, ma è stato davvero bellissimo assistere alla
nascita delle tartarughe, oltre che da un punto di vista emotivo anche proprio
come esperienza di vita; accanto a tutto ciò, a completare un quadro perfetto,
c’è stato il “lavoro”, la vita di campo, “l’esperienza di gruppo” che ti
riempie di un qualcosa che nemmeno io so ben definire…, ma si, la chiamerei
proprio magia! E ora capisco il tipo di reazione avuta dai ragazzi conosciuti
durante il primo giorno del primo campo: la loro non era tristezza, si stavano
semplicemente svuotando di quella magia accumulata. Un grazie a tutti i
partecipanti e perché no, un arrivederci a presto nella meravigliosa Spiaggia
dei Conigli!! CIAO